Come life coach, ho avuto il privilegio di assistere a molti momenti in cui professionisti superano i limiti del loro pensiero abituale. La storia di oggi (con dettagli professionali omessi per privacy) racconta uno di questi momenti. Quella che sembrava una normale conversazione sul lavoro si è trasformata in una profonda esplorazione del significato della vita.
David, 31 anni, lavora in una multinazionale in part-time. Nel tempo libero si dedica allo studio, a un percorso di transizione professionale e a progetti imprenditoriali.
Un giovedì pomeriggio, David riceve un invito a un incontro con il suo responsabile. Il suo responsabile gli presenta tre proposte: maggiori responsabilità, una possibile trasferta all’estero e l’estensione delle giornate lavorative. Una conversazione all’apparenza ordinaria, che però scatena in David un’ondata di ansia inaspettata.
Dopo 25 minuti dall’inizio della sessione, David si rende conto che le motivazioni economiche che aveva inizialmente attribuito all’ansia non erano le vere cause. Nemmeno il bisogno di riconoscimento esterno sembrava avere un impatto significativo. Quindi, da dove nasceva la sua ansia?
Andando più a fondo, ho percepito un’incoerenza nella definizione che David dava al significato della sua vita. Prima mi aveva detto:
“Pensavo di aver trovato il mio stile di vita ideale: sereno, semplice e significativo. Credevo che il senso della vita fosse ‘provare felicità nelle piccole cose di ogni giorno’.”
Ma più tardi, parlando del perché stesse studiando tanto e cercando di avviare un’attività, ha detto:
“Credo che il significato della vita sia fare quante più esperienze diverse possibile.”
Così gli ho chiesto: “Che relazione c’è tra queste due definizioni? ‘Fare esperienze diverse’ e ‘trovare felicità nelle piccole cose’?”
David è rimasto in silenzio e ha riflettuto: “A intuito, mi sembrano in contrasto.”
Nel dialogo che ne è seguito, abbiamo confrontato e analizzato queste due idee. Improvvisamente, David ha avuto un’intuizione: i due concetti non erano affatto in conflitto. Fare esperienze diverse non escludeva la possibilità di trovare felicità nella quotidianità, e viceversa. La chiave era trovare un nuovo equilibrio.
Con questa nuova consapevolezza, David ha rivisto la sua agenda: ha ridotto il peso attribuito al “fare esperienze diverse” e ha aumentato lo spazio dedicato al “trovare felicità nella quotidianità” rendendo il suo piano più flessibile, ma al tempo stesso concreto e attuabile.
Alla fine della sessione, l’ansia di David era svanita. Al suo posto, un rinnovato senso di motivazione ed energia.
In un’unica conversazione, la sua definizione del significato della vita si è evoluta:
- Versione 1.0: “Fare esperienze diverse” contro “Trovare felicità nelle piccole cose” (in conflitto)
- Versione 2.0: “Fare esperienze diverse mentre si trova felicità nelle piccole cose” (integrazione)
🌿 L’intuizione finale di David:
“La vita non è una domanda a scelta multipla in cui bisogna scegliere una sola risposta. È una sinfonia che richiede un accordatura costante. La vera serenità non sta nel fissarsi su uno stato perfetto, ma nel coltivare la saggezza di danzare con il cambiamento.”
Quella che era iniziata come una conversazione lavorativa ordinaria si è trasformata in una riflessione filosofica sull’essenza dell’esistenza. Come ha detto David alla fine della sessione:
“L’ansia non è il nemico, ma un segnale che la nostra comprensione ha bisogno di evolvere.”